lunedì 31 ottobre 2016

QUASI...SULL'ATTENTI


Come viandanti han camminato
per monti, solcato mari, aridi deserti
solo un po' d'acqua dentro un picciol otre
qualche galletta per sfamarsi un po'

l'un dietro l'altro al primo che comanda,
"ci fermerem stanotte a riposare"
un mantello di pecora ci copre
e s'è tempesta e non v'è riparo

la sabbia dentro gli occhi sempre resta.
E quando sorse l'alba li svegliò
eran rimasti in pochi a raccontare

la vita che da lor non era scelta
ma tutti in fila come gli scolari
la morte li trovò, tutti obbedienti.

Sellia Marina, 23 Novembre 2012


venerdì 28 ottobre 2016

"QUESTA VITA E' UN PEGNO"


Velati nella mente i tuoi ricordi
non riscaldan il cuor che ne gioiva
chiusi i cassetti della tua memoria
non hai più chiavi e non puoi aprirla.

T’allietava il suon d’un rosignolo
l’olezzo d’ogni fior che conoscevi
correvi con gli amici e sul cappello
la piuma fiera sventolava al vento.

Ora le mani ch’erano si forti
son tremule, bianche diventate
il bicchiere ti porgo se vuoi bere,
da solo ti potrebbe inver cadere.

Smarrito t’accompagni ad un sostegno
lacrime calde sulle labbra smunte,
più non sorridi, questa vita è un pegno
e lo dei pagar per esserne ancor degno.

Sellia Marina, 9 Aprile 2014
Premiata con targa  di merito dall'Associazione  Parkinson On Lus "L'Aquilone"- Udine- Pubblicata in "FANTASTICAMENTE" 

giovedì 27 ottobre 2016

SOFFIO DI CANDELA...


E balenò nell'aere un tuono...
distinto, con fragore di cavalli
che a galoppo giungono al traguardo,
finì la corsa su una rena sfatta.

Sciolte le redini, impennò gli zoccoli
vibrando dalle nari tutto il fuoco
conservato gran tempo nella pancia

E fu terremoto...

E come vento che solleva sabbia
sciolse le case in briciole di fumo,
piegò lamiere e distrusse ponti
cancellò torri, chiese, campanili

E s'acquetò

Rapido fuggì come un monello
convinto d'aver fatto un grande scherzo
né si fermò a vedere il risultato...
I morti che ha lasciato sotto il tetto!

Come onda che torna sempre a riva
ricoprendo ogni impronta con la schiuma
 cancellò speranze d'una vita intera
spense gran vite...soffio di candela.

Sellia Marina, 29 Maggio 2012


giovedì 13 ottobre 2016

MILONE



Come faro Hera Lacinia veglia da lontano
il suo Milone lottare contro l' onde
per giungere veloce alle sue sponde.

V'è un'altra Olimpiade che l'attende,
salvar Pitagora, espugnar Sibari,
ma la fertile Giunone smuove l' onde,
lo guiderà a Kroton, poserà qui,

nel magico affresco ricreato
dalle mani operose di Affidato.
Tempio glorioso un tempo,
faro di fortuna ai  naviganti,

spogliata d’ogni orpello e di tesori
per far castelli a giovani signori,
or solo una colonna resta ad Hera
e par s’ammiri in quest’’opera immortale,

sa che non v’è opera eguale.

Sellia Marina, 10 Giugno 2016



Componimento dal gusto classico… “Milone”. Anche Milone e la sua Hera travalicano i confini dello spazio e del tempo, come in quest’opera che rivisita miti, storia e leggenda racchiudendoli in versi che ne eternano la memoria – una memoria che si fa presente e si fa futuro, una memoria che custodisce l’intatta bellezza del passato e al contempo ne ricrea una nuova. Una nuova creazione Milone … in una poesia, in un dipinto.  Lotta Milone contro l’onde di un destino – il suo –su cui vigila la dea della fertilità che muove l’onde fino a Kroton, ove potrà trovare anch’egli il suo riposo … in un affresco che ne immortala il vigore, in una poesia che ne decanta la gloria. Dopo tanta fatica, salvar Pitagora, espugnar Sibari, immerso ancora nelle onde del destino, si posa come creatura nelle mani del suo creatore. Un divino afflato passa nelle mani infaticabili di quell’uomo che ricrea Milone e nella fantasia del poeta che scorge, come chi sa penetrare anche il divino, lo sguardo compiaciuto di Hera che, con un pizzico di vanità femminile, s’ammira in quest’opera immortale, sapendo che non v’è opera eguale. Hera, dunque, diviene simbolo della fecondità dell’arte – la sola che può eternare, reinterpretare e sublimare tutte le cose.
 (Dott. M. Spagnuolo) )

VITA BENEDETTA


Sulla soglia della grande chiesa
la madre attende mentre l'ora suona
fra le braccia ha un infante che riposa
lei china il capo, sorride silenziosa.

Invisibili intorno gli angioletti
circondano la mamma e il figlioletto
fremono l'ali e suonano un concerto
per te, mia vita benedetta.

Bianco il vestito mesce per  diletto
a quello del bimbo che non sa
quanto sia grande l'uomo che è vicino
più della chiesa che alle spalle sta.

Così cantano gli angeli al bambino
che fra le braccia dorme, stretto al cuore
mentre violini suonano, si ferman l'ore
ascoltano il dormiente creatore.

L'ali protese al cielo fanno scudo
coprono i nembi bui perché sereno
riposi il bimbo e la madre con lui.

Sellia Marina, 7 Marzo 2013
Da "Il Silenzio Delle Onde"



domenica 9 ottobre 2016

AI CONFINI DELL'ANIMA


Ai confini dell'anima troverò
splendidi soli, ali di gabbiani,
udrò musiche, suoni ancestrali
d'arpe e violini in armonia fra loro.

Ai confini dell'anima si perde
il cielo, l'oceano non ha sponde
l'acqua si dondola e confonde
nuvole bianche e grigie entro il suo ventre.

  Sarai farfalla allora che nell'aria
attende un lieve zefiro che spiri,
colomba che ritorna e  canta
ancora amore se l'amor l'ispira.

Aquila sulla vetta silenziosa
o mostro che riposa negli abissi 
troverò la scia e giungerò
ai confini dell'anima mia.

Sellia Marina, 5 Giugno 2012
Da "L'Ultimo Fiore "                                                    



mercoledì 5 ottobre 2016

NUOVI EMIGRANTI


Han camminato a lungo sotto il sole,
col vento, con la pioggia e il temporale,
deserti han traversato nel miraggio
di giungere a una sponda ove nascosta

una piccola barca era in attesa.
In  tanti, stretti, occhi sbarrati
e pance vuote a navigar sul mare
che li accoglie, e il mare non ha sponde!
V’erano donne e bimbi addormentati
in mezzo  e i piedi fanno a lor cuscino
e nella notte cupa quel veliero
sul mare andava, tempestoso.
Piccola barca senza  più comandi
senza più corpi, l’acqua li ha sepolti,
e il buon Samaritano li ha raccolti,
pochi salvati gli altri, più di trecento, sono morti!.
Sellia Marina 7 Aprile 2011


lunedì 3 ottobre 2016

URAGANO




Un breve fiorir d’ali si consuma
arde il sole su terra screpolata
dove non vi son strade né sentieri
né conserva sabbia  la memoria

L’otre è vuoto e gridi la tua rabbia
al vento che non ode e fra le dune
s’affaccia, le scompiglia, ricompone
granelli d’oro che trascina altrove.

L’oceano imprigionato apre le braccia
scuote i cancelli ove sta rinchiuso
va e torna in cerca d’una  sponda

che carezzi dolcemente l’acqua
o freni la sua furia furibonda.
Consuma ogni candela la sua cera

gocce di stelle e lacrime di sole
asciugano  il pianto dalla pelle
Forza la neve sopra il tetto antico

cerchi disegnati dentro il grano
saran cumuli di cenere or ch’è fuggito
rapido come freccia l’uragano.

Sellia Marina, 5 Maggio 2013