lunedì 3 ottobre 2016

URAGANO




Un breve fiorir d’ali si consuma
arde il sole su terra screpolata
dove non vi son strade né sentieri
né conserva sabbia  la memoria

L’otre è vuoto e gridi la tua rabbia
al vento che non ode e fra le dune
s’affaccia, le scompiglia, ricompone
granelli d’oro che trascina altrove.

L’oceano imprigionato apre le braccia
scuote i cancelli ove sta rinchiuso
va e torna in cerca d’una  sponda

che carezzi dolcemente l’acqua
o freni la sua furia furibonda.
Consuma ogni candela la sua cera

gocce di stelle e lacrime di sole
asciugano  il pianto dalla pelle
Forza la neve sopra il tetto antico

cerchi disegnati dentro il grano
saran cumuli di cenere or ch’è fuggito
rapido come freccia l’uragano.

Sellia Marina, 5 Maggio 2013


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