vaneggi presso qualche lume acceso
gradini e scale, rampe da salire
porte socchiuse su silenzi e dolori.
Brucian le ferite, gridan talvolta dalle labbra chiuse,
scuoton le sbarre dove son rinchiuse
gracili membra appese a qualche filo,
fasciano fianchi le fragili garze
metallo nella carne che si scioglie.
Veglia ad un letto un angelo e non piange
gli occhi son prosciugati, troppe le sofferenze viste,
nel silenzio non turba il grido di chi rantola e poi muore...
Intanto sale e scende l'ascensore!
Sellia Marina, 16 Ottobre 2012
(Pensando Alda Merini)
(Pensando Alda Merini)