Ogni carrozza ferma, ogni destriero
ritorna nella tela ov’era chiuso,
ogni fiore in cornice si riforma
né spande profumi più nell’aria,
quei caduti a Proserpina ora son
passi,
Zefiro gentile li raccoglie e libra oltre,
quel grido non accoglie né l’appassionato
ardore
del Re degli Inferi può vincer la
paura della morte,
silenzio scende ove dorme l’Arte.
Or sotto i colonnati e i capitelli
di vetusti palazzi, ampi musei,
che imbellan cupole alle chiese ed
agli altari,
da lungo tempo è suggellato un
patto,
sorregger l’arte ed ornarne il
fronte
perché memoria resti nel futuro,
decor di fregi in sculture e d’oro
simbolo dove l’ombra quando è sera
sfiora volti umani oppur di fiera,
gigli raccolti o filar di vite,
torri e tante corone sopra stemmi
usi più a memoria che per storia.
Ogni gargoyle piange quando il cielo
riversa sulla terra la sua furia,
urla alla luna chiusa in un’alcova
dove l’amor consuma ma non paga
e di sangue imbratta le lenzuola,
nella stanza scende adagio la sera
ed il sipario chiude nel silenzio
di un’Arte che non era forestiera.
Sellia
Marina, 28 Novembre 2016