giovedì 13 ottobre 2016

MILONE



Come faro Hera Lacinia veglia da lontano
il suo Milone lottare contro l' onde
per giungere veloce alle sue sponde.

V'è un'altra Olimpiade che l'attende,
salvar Pitagora, espugnar Sibari,
ma la fertile Giunone smuove l' onde,
lo guiderà a Kroton, poserà qui,

nel magico affresco ricreato
dalle mani operose di Affidato.
Tempio glorioso un tempo,
faro di fortuna ai  naviganti,

spogliata d’ogni orpello e di tesori
per far castelli a giovani signori,
or solo una colonna resta ad Hera
e par s’ammiri in quest’’opera immortale,

sa che non v’è opera eguale.

Sellia Marina, 10 Giugno 2016



Componimento dal gusto classico… “Milone”. Anche Milone e la sua Hera travalicano i confini dello spazio e del tempo, come in quest’opera che rivisita miti, storia e leggenda racchiudendoli in versi che ne eternano la memoria – una memoria che si fa presente e si fa futuro, una memoria che custodisce l’intatta bellezza del passato e al contempo ne ricrea una nuova. Una nuova creazione Milone … in una poesia, in un dipinto.  Lotta Milone contro l’onde di un destino – il suo –su cui vigila la dea della fertilità che muove l’onde fino a Kroton, ove potrà trovare anch’egli il suo riposo … in un affresco che ne immortala il vigore, in una poesia che ne decanta la gloria. Dopo tanta fatica, salvar Pitagora, espugnar Sibari, immerso ancora nelle onde del destino, si posa come creatura nelle mani del suo creatore. Un divino afflato passa nelle mani infaticabili di quell’uomo che ricrea Milone e nella fantasia del poeta che scorge, come chi sa penetrare anche il divino, lo sguardo compiaciuto di Hera che, con un pizzico di vanità femminile, s’ammira in quest’opera immortale, sapendo che non v’è opera eguale. Hera, dunque, diviene simbolo della fecondità dell’arte – la sola che può eternare, reinterpretare e sublimare tutte le cose.
 (Dott. M. Spagnuolo) )

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