Dicon di te che barbara tu sei!
Vandali ed Unni t’hanno calpestata
dominata, oltraggiata, conquistata
e mentre altrove a Cesare s’inneggiava
tu alzavi al cielo le tue guglie eterne
che ritrovo qui, dove fermo il passo
e contemplo, nel cielo che si tinge di rosso
la quiete che copre questa sterminata
florida pianura ove nel verde
ondeggiano alla brezza i fiordalisi:
è tempo ormai di mietitura
s’odon umori e suoni nell’aria
mentre sento strepiti di zoccoli
lame che s’incontran sugli scudi
sopra petti ignoti.
Ogni cascina, ogni monumento
ha conservato di te memoria
le mura che circondan viuzze strette
raccontano una storia che si perde, là
dove il Po carezza nel suo andare
dal monte al piano, ogni chiesa ed ogni casolare.
Budrio, 29 Marzo 2016
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