Sembravano immuni i giganti.
Svettavan nel cielo ed in cima
la morte li colse per prima.
Tra schegge di vetri divelti
si scorgono visi imploranti
piegati al torto metallo infuocato.
Occhi sbarrati e mani protese
a cercare un appiglio che sfugge
improvviso scomparso.
Ogni muro si scioglie
e c’è ancora chi chiama e chi rassicura
piangendo, stiam bene, aspettiamo soccorsi.
Ma come la sabbia che vola
alzata da un vento impetuoso
che tutto trasforma e s’acquieta
sol quando la furia è cessata,
così dei giganti è rimasto
sol polvere, cenere, pianto.
E l’eco d’un grande rimpianto
ora avvolge i giganti caduti.
Nessuna parola consola e restiamo muti!
Sellia Marina, 9 Settembre 2011
E' difficile, a mio avviso, rendere lirica una tragedia. Queste terzine vi riescono benissimo. La poesia è grande anche per questo. Meravigliose, poi, la prima e l'ultima terzina.Si avverte un crescente inasprirsi dell'atmosfera cupa e grigia che culmina in un'eco universale di dolore. Al fragore dei crolli e di fronte allo strazio del pianto ci fermiamo, muti. I giganti, opera umana, per la stessa mano sono periti.
RispondiEliminaComplimenti, davvero un componimento che induce alla riflessione. La poesia, per non dimenticare. Maria S.