Narra la leggenda che Uria sia stata fondata dal troiano Antenore che approdò alla foce del fiume dopo essere scampato alla guerra di Troia. Con sé aveva le tre sorelle: Astiochena Medicastena e Attila che eressero alla Dea Pale tre templi e che nella nuova Palepoli ( Uria, in frigio-adorazioe (1) ) cercarono e certamente riuscirono a ricostruire i fasti e la grandezza della patria perduta. Questa la leggenda che in molti accreditano citando a conferma Odisseo ma anche Plinio e altri autori della classicità greco-romana.
Per poter realmente ricostruire la storia del
territorio oggi facente parte del Comune di Sellia Marina, occorrerebbe ua
campagna approfondita di scavi, una campagna rivolta a riportare alla luce
tutto quanto il tempo ha sepolto. Notizie certe potrebbero essere ricavate
svolgendo accurate ricerche negli Archivi Vaticani alcuni dei quali ancora
segreti, in quelli dei Vescovadi ma
anche nelle Biblioteche Nazionali che conservano i libri dell’Ughelli, del Capialbi, del
Grano, del Marafioti solo per citarne alcuni, così come risultano interessanti tutti i testi dei
grandi viaggiatori, dei poeti, degli esploratori, degli storici, che, in vario
tempo hanno visitato la Calabria e che
hanno contribuito a diffondere l’amore per questa nostra terra tanto spesso decantata quanto
altrettanto spesso denigrata.
Fra i
gradi viaggiatori mi ha particolarmente colpito lo Stolberg
che la visitò non con gli occhi di
giovane illuso ma in età già matura (41
anni) e che così la descrive come ”….la regione più vicina delle altre al sole..coperta
da montagne da boschi ombrosi da
innumerevoli sorgenti che irrigano campi sui quali il grano e gli alberi
brillano del primo verde…”. E poco più avanti aggiunge che questo paradiso
copre con i fiori l’ingresso dell’Onnipotente “… nel grembo di questa terra c’è
il grande frutto della trasformazione del modo forse anche ormai prossima…….La
sua nascita sarà annunciata con violenza dalle doglie della partoriente e
queste doglie scuoteranno la terra in attesa da polo a polo..”.
Un
sentimento espresso con grande forza da uno studioso, amico di Goethe,
ambasciatore della Danimarca e grande estimatore di tutto ciò che può essere
definito “cultura”. Ma sono parole forti espresse su una terra ancora
martoriata dal terremoto del 1783 e della quale egli non parla mai in termini negativi: Stolberg
osserva e descrive da erudito qual era ( una erudizione che rasenta quasi la
pignoleria ) ciò che vede con fedeltà e con passione.
Non
furono altrettanto teneri con noi altri viaggiatori o pseudostorici che
affermarono che ..”l’Europa finisce a Napoli…..tutto il resto appartiene
all’Africa…”, ribadendo costoro che “ Cristo si è fermato ad Eboli”, ignorando
quindi che proveniva dalla Palestina…e che l’Apostolo Paolo giunse a Reggio e
convertì il popolo alla nuova fede, tanto da nominare vescovo Stefano ( che morì
martire dopo aver convertito gran parte della popolazione), come testimonia Giovanni Fiore Da Cropani
nella sua “ Della Calabria Illustrata” e che da allora l’Arcivescovo di Reggio
in ogni Concilio siede alla destra del Pontefice.
Io non so se ancora oggi questa antica usanza
sia o meno praticata, ma è una testimonianza di come la Calabria e i calabresi,
siano stati fra i primi cristiani e certo lasciare a chiunque si affanni a
scrivere delle bellezze naturali della nostra Regione di aver trovato un popolo
ignorante, inospitale, abbruttito senza tenere conto di quanti e quali calamità
naturali ed umane ( epidemie, incursioni di varie popolazioni, terremoti,
alluvioni e quant’altro) abbia nei secoli dovuto sopportare, questo non può
essere concesso né, se mi è permesso dirlo, perdonato.
Ho
accennato prima alla leggenda che si vuole riferita da Omero, e che i “ si dice…” non portano da nessuna parte,
ma testimoni oculari sanno bene come un
tempio alto come due piani di una casa, difesa
da guerrieri con armi e scudi siano stati frettolosamente ricoperti
dalla ruspa: ovviamente dopo essere stati spogliati dagli scudi che ora fanno
bella mostra di sé in qualche cantina appesi a un muro….e non so se di giovani olive il tempio è ora ricoperto o di ancor più giovani
aranci….E talvolta il furore del vento e dell’acqua mettono allo scoperto un altro tempio, il suo frontone triangolare…e il terreno incolto è lì: a nessuno serve,
neppure le mucche o le pecore arrivano fin la a pascolare…e che dire delle
tombe in pietra proprio davanti al nostro cimitero ricoperte di piccole piante
d’ulivo?
I
reperti che sono stati appena portati alla luce attestano come Sellia Marina
potrebbe essere inserita nel
circuito di altri siti di interesse
archeologico, acquistando così quella dignità che merita e che contribuirebbe a
favorire nuove potenzialità di sviluppo
economico e sociale che accanto a quello turistico estivo creerebbe nuove
opportunità di lavoro.
I recenti scavi condotti per la posa del metanodotto che attraversa una parte
del territorio comunale e che si
affaccia sullo Ionio ( tutta Sellia
Marina è un grande balcone che si affaccia sul mare), hanno portato alla luce
alcuni reperti che, se forse non di
grande importanza, confermano però che effettivamente il Comune possiede, anche
se non ufficialmente, un “tesoro nascosto”. Ed è stato ben nascosto dall’ignoranza
del popolo che teme l’espropriazione della terra, dall’incuria dei governanti
che non sono stati capaci di far
partecipe la popolazione di una ricchezza che potrebbe dare a Sellia Marina un
nuovo e rinnovato splendore.
Per questo penso che nulla cambierà nel
volgere di poco tempo, l’amore per la
propria terra non è evidentemente per tutti, il primo sentimento che deve albergare
propria terra non è evidentemente per tutti, il primo sentimento che deve albergare
nel cuore di ogni cittadino:
l’amore per la “robba”
( Verga docent
) viene prima di
ogni altra cosa.
E’ stato consultando gli Archivi
Parrocchiali che ho deciso di scrivere quel poco
che mi riuscirà di fare perché
in essi c’è tutta la storia delle nostre radici che forse
sono ancor più
importati della storia della Magna Grecia che si perde nella notte
dei tempi e
della quale in molti, come ho già detto prima, hanno scritto e che molti
altri
potranno ancora scrivere consultando i documenti conservati
nei vari archivi
sparsi nelle varie biblioteche e di cui ho già scritto.
Per questo solo motivo mi sono
chiesta, perché andare alla ricerca dei San
Severino,
dei Centelles,
dei De Riso, dei Cortese, dei Ruffo, dei Docimo
o dei Perrone
quando
abbiamo la possibilità di far conoscere ai nostri figli, ai nipoti e a
quanti verranno
dopo di noi chi furono e da dove provenivano i nostri antenati?
Perché questa in verità è la
storia che più ci interessa: l’origine delle nostre radici
che certamente nella memoria dei nostri anziani
ancora è conservata.
Mio genero mi raccontava che da
ricerche effettuate, i Dell’Apa
( almeno quelli del
suo ramo ),provenivano da Serra San Bruno: quanti altri
hanno svolto tale ricerca
per scoprire “ da dove vengo io ? E da dove
provenivano i miei avi?”. Sarebbe
questa una ricerca interessante da proporre agli alunni delle scuole di Primo e
Secondo grado spesso impegnati in progetti ormai triti e ritriti, ma solo di
gran moda o perché attuali come tematiche.
E’ vero che la conoscenza storica
viene prima di ogni cosa, e molto è stato fatto a
Sellia Marina a livello di ricerca scolastica: gli alunni che frequentavano la scuola elementare una ventina di anni fa, conoscono già, grazie all’impegno di alcune docenti, parte della storia recente, le vicende ante
e dopo guerra, le
rivolte dei contadini per l’occupazione delle terre contro i proprietari terrieri, così sempre per merito delle
stesse docenti, conoscono la storia dei
“rioni” di Sellia Marina, delle “rughe”: tutte portano i nomi delle famiglie
che per prime si stabilirono nel nostro territorio: “Pinelli”, “Pullani”, “Garcei”, Prattello”, “Pagliarelle”, “Frischia” , “Lauri” costituivano i piccoli feudi delle grandi famiglie di Sellia Superiore, di Albi, di Magisano che, stanche di trasferirsi al mare solo per i periodi estivi decisero alla fine di stabilirsi definitivamente a Sellia Marina ormai bonificata dalla malaria.
Solo documenti recenti testimoniano la nascita del nostro Comune, delle sue frazioni, teatro di grandi avvenimenti storici e politici che oggi, svanita la temperie della paura, rivivono nel cuore di quanti hanno vissuto tragedie e splendori testimoniati solo da qualche foto-ricordo.
Con la Legge del 13 Dicembre 1956 N°1439, viene approvato dal Senato della Repubblica, l’istituzione del Comune di Sellia Marina con annesso le frazioni di Uria ( di Magisano), di Calabricata, località Feudo De Seta ( Comune di Albi), della località la Petrizia ( di Soveria Simeri), e delle località Frasso e Rocca ( di Cropani ).
La legge che istituisce il nuovo Comune porta la firma del Presidente Giovanni Gronchi.
Il nostro Comune quindi, è giovane: il 13 Dicembre compie appena cinquant’anni.. ma la sua storia come abbiamo solo sommariamente accennato, è antica quanto e più dell’antica Trischene che intorno a Uria è sorta e che, nel volgersi delle vicende storiche ed umane di un popolo flagellato dalle incursioni, dominato da padroni, respinto dalla malaria in luoghi più sicuri, si è perso nei meandri del tempo e la memoria delle sue glorie a poco a poco si è spenta. Chi mai potrà ridarci la storia delle nostre radici?
I documenti più antichi, conservati con cura dai vari Parroci che celebravano nella
Marina di Sellia e che erano anche titolari di altre parrocchie, spiega perché i
registri delle nascite, dei battesimi, delle promesse con conseguente matrimonio, dei
morti, dei cresimati, portano la data e le firme dei vari curati che
celebravano le
funzioni.
Il
primo libro del 1876
è
stato scritto da Don Guiseppe
Biamonte
e talvolta
controfirmato
da Don Domenico Coppoletta,entrambi
curati della Marina di
Sellia. Si tratta di un povero quaderno,
che costituisce una reliquia e che porta
in
calce l’annotazione
che in esso si trovano anche fogli volanti dai quali sono stati
ricavati i dati poi ricopiati.
I
nati in quell’anno furono 26 e vanno da pagina 1 a pagina 51, segue l’elenco
dei
morti
da pagina 52 a pagina 93 ma a pagina 40 troviamo l’elenco dei “crisimati”
con
a
fianco il nome del “
patrino”
o della “commare”.
Le
Cresime erano state impartite da Monsignor
Bernardo De Riso, vescovo
di
Catanzaro
nel feudo Casalini che mi risulta essere in contrada Uria.
Da pagina 94 a pagina 122 l’elenco degli Sponsali, ossia della promessa
di
matrimonio,
mentre i matrimoni celebrati sono trascritti dalla pagina 123 alla
pagina
150.
Tutte queste accurate annotazioni, sono state poi
riscritte da Don Tiriolo,
curato
di Simeri
e celebrante anche alla Marina nel libro
“ CIVITATE
Trium
Tabernarum
Simarj” che si apre in questo modo
I.
M. G.
ICH
LIBER
BAPTIZATIORUM,CONFIRMATORUM, MATRIMONIORUM,
DEFUNTORUM,
ET SPONSALIUM PAROCHIALIS ECCLESIE SANCTI
IANNINI
TERRE HUJUS
INFERIORIS SIBARIS CONFECUT
EST A ME d.
PHILIPPO
TIRIOLO PARR.CO DICTE
ECCLESIE IN MENSE
MAJI CURENTIS
ANNI 1842
E’
stata proprio la pazienza da vero certosino che per merito suo sono giunti fino a
noi
i dati che successivamente altri curati ancora aggiungeranno.
Il registro che porta la sua firma, ha una
copertina marrone, sgualcito dal tempo e,
probabilmente
dai luoghi nei quali di volta in volta veniva trasportato.
I
dati in esso contenuti, provengono da altri poveri quaderni a righe, senza
alcuna
copertina,
tutti scritti in latino, con l’inchiostro talvolta sbiadito: questi primi
documenti
del 1873, portano la firma di Don Giuseppe Biamonte
e di Don
Domenico
Fittante,
ma vi sono anche le firme
di Don Antonio Perri, di
Donato
Rosario
alternate a quelle di Don
Giuseppe Lostumbo
che
ricorrono successivamente
come
data da quelle apposte da Don Tiriolo.
Un
particolare che mi sembra importante sottolineare, è che al termine di ciascun
anno venivano lasciate alcune righe in bianco per lasciare lo spazio alla
vidimazione da parte del Vescovo o del suo delegato.
Questo evidentemente non accadeva di frequente
tant’è che troviamo alcune “Visite” firmate e datate posteriormente rispetto
all’anno che si andava per così dire a controllare:così per
le 27 Cresime effettuate nel 1842, troviamo, sempre in latino, la
raccomandazione di Don Vitaliano Provenzano Vescovo, inviato con Don Matteo
Franco a impartire il Sacramento nella Colleggiata di
Simeri, che porta la data del 19 maggio 1886: “
Sunto atti visitazione firmato da Don Tiriolo con l’ausilio dell’Arciprete Catizone
e di Don Michele Capialbi”.
Le
raccomandazioni del Vescovo riguardavano la tenuta dei Registri che dovevano
essere compilati secondo il Rituale Romano,
raccomandazioni che vengono sempre ripetute anche nelle
visite effettuate successivamente e con i successivi Vescovi ai successivi
parroci.
Negli
anni cui non vi erano nascite o morti o matrimoni, accanto all’anno vi è solo
scritto :”
NIIHIL “ ( 1874-1891,1892).
Fra
le carte sparse, spiccano numerose le richieste di certificati di battesimo in
occasione di matrimonio, o la richiesta
dello stesso certificato da parte dei parroci di altri paesi, come risulta da
alcune fotocopie che abbiamo accluso.
Un’altra
lettera molto commovente è quella indirizzata invece da Don Filippo Tiriolo
(che in quel periodo si occupava anche della Marina), nella quale, rivolgendosi
al Vescovo con trepidazione, chiede con urgenza la licenza di poter unire in
matrimonio una donna di Simeri, all’ottavo mese di gravidanza ed in pericolo di essere abbandonata.
Quanto
svolto da Don Tiriolo rimane veramente encomiabile
e il nuovo parroco
della Marina seguirà
il suo esempio ma con molta più facilità poiché
i Registri
seguenti sono già prestampati, per cui è sufficiente aggiungere solo i nomi
in
ciascuno dei
Registri: i nati ,i battezzati, le promesse, matrimoni, i defunti, i
cresimati.
In
una nota di Don Filippo Tiriolo ( così come successivamente di Don Belluso),
viene specificato che alcuni decessi non sono registrati poiché la salma è
stata trasferita in luogo diverso dalla Marina, così come frequenti ricorrono
le richieste di attestazione di avvenuto battesimo in occasione della
celebrazione di nozze o di cresime. In
una lettera indirizzata dal vicario generale Arciprete LoIudice a D.Antonio Belluso,
e dalla quale non è stato possibile ricavare la data perché manca proprio un angolo
del foglio, viene richiesto di unire in matrimonio Orazio e Raffaele Spagnolo con
Concettina
Ranieri e Letizia Longo trovandosi essi “profughi nella Marina di Sellia”,
matrimonio da celebrarsi in casa dopo aver accertato lo stato di grazia dei richiedenti
e di non dimenticare di registrare il Sacramento nel registro parrocchiale. Nella lettera si sottolinea l’urgenza del
matrimonio dei due fratelli che appartengono a
due diverse parrocchie di Catanzaro che però non vengono nominate. Dello stesso tenore è una lettera di Don
Giuseppe Rosi Arciprete
di Sellia Superiore per
il matrimonio di due persone, nella quale si sottolinea che l’unico impedimento
è la consanguineità
ma che ai fini ecclesiastici i Sacramenti richiesti sono stati impartiti. La
lettera è datata 28 dicembre 1904.
Nel periodo che va dal 1884 al 1889 il Vescovo
di Catanzaro che firma, di tempo
in tempo,
gli archivi parrocchiali, è Monsignor
Bernardo Maria
dei Marchesi De
Riso, spesso
affiancato nelle visite compiute probabilmente in occasione delle
Cresime, dal canonico
Aloisio
D’Elia,
da Don Vitaliano
Provenzano da
Don Matteo
Franco,
da Don
Francesco Fratto,
da Don Felice De Maria,
tutti “Confirmatari”:
Vicario del Vescovo
è Don Peronacci.
Commovente
è invece l’accettazione della parrocchia da parte di Don Belluso che
così scrive:
I. M. I.
“
Ad majorem
Dei Gloriam
“
Incomincia
ad aver vita il presente libro da 18 gennaio 1889.
In
tal ‘epoca mi ebbi il mandato di Sua Eccellenza D.Bernardo
Maria Dei Marchesi
De
Riso, Vescovo di Catanzaro ( che Dio lo conservi per sempre, insieme alla sua
famiglia,
di reggere come Curato, la veneranda Chiesa, sotto il dato:SS.mi
Rosarii
Beata Mariae
Virginij.
Trepidante,perché
poco istruito ho ubbidito al suddetto mandato.
Dato
a Sellia
Marina il di 20 Gennaio 1889
Il Curato
Antonio
Sal.
Belluso
di Bianco
Da
Simbario
I
Registri della neonata Parrocchia della
Marina, sono stati da Don Antonio Belluso,
tenuti con grande ordine: intanto essi sono, come si è detto, già prestampati,
per cui è sufficiente scrivere i nomi e le date dei vari Sacramenti
amministrati: un Registro per ogni Sacramento impartito.
Il primo battesimo avviene il 25 gennaio 1889,
il nome dato al bambino è Nicola, figlio di Domenico Corea e di Rosaria Biamonte,
padrino Giovanni Fratto, madrina Maria Fittante.
Nel
1889 vengono battezzati 20 bambini, nel 1890, 25; nel 1891, 56, uno dei quali
muore subito dopo aver ricevuto il S. Sacramento. Ma
mentre all’inizio i Registri partivano ogni anno dal numero uno, dal 1892 in
poi, Don Belluso
continua seguendo il numero dei già nati, ossia dal numero 57, quanti erano i
nati negli anni compresi tra il 1889 e il 1892 fino a quel momento registrati. Lo
stesso criterio viene seguito anche
nella compilazione degli altri Registri, Promesse, Matrimoni, Morti, Cresime. Un
altro merito di Don Belluso è
stato quello di trascrivere i dati già
compilati da Don Tiriolo, almeno quelle parti che risultavano più deteriorate,
facilitato in questo dal fatto che i nuovi Registri contenevano una specie di rubrica alfabetica, o all’inizio,da lui
stesso incollata, o alla fine.
I
Registri parrocchiali risultano in ordine dal 1892 in poi, fino all’arrivo di
Don Antonio Garcea nel
1946 che, ancor prima della successione a Belluso,
coadiuvava già nelle Sacre Funzioni l’anziano parroco ammalato e che svolgerà per 46 anni il servizio
sacerdotale in Sellia Marina.
Potrei solo aggiungere che la Chiesa del SS.Rosario è
stata costruita nel !752 e più volte ristrutturata, che il costo delle campane
è stato di Lire 400.000, ma questa è un’altra storia e un’altra ricerca che le
mie poche competenze in materia non mi permettono di svolgere.
I REGISTRI scritti Don Antonio Belluso vanno nel seguente ordine:
I REGISTRI scritti Don Antonio Belluso vanno nel seguente ordine:
Battezzati
dal 1889 al 1894: il primo a ricevere il
S. Sacramento è Nicola Corea, figlio di Domenico e di Rosaria Biamonte;
Padrino Giovanni Fratto, Madrina Maria Fittante.
Nello stesso Registro sono segnati i Matrimoni
dal 1889 al 1899 e inizia con Giuseppe Pucci e Caterina Fotino:
testimoni, Giuseppe Dell’Apa e
Nicola Vinci.
Segue,
sempre sullo stesso Registro, la registrazione dei morti dal 1889 al 1899, il
primo dei quali è Salvatore Corea di Nicola e di Angela Durante “..all’età di
anni uno e giorni dieci”.( Dal 1889 al 1889, sono deceduti 139 abitanti della
Marina, molti dei quali tumulati altrove).
L’
elenco dei Cresimati da Mons. De
Riso è di 75, con accanto il nome dei padrini.
Il
secondo Libro de Battezzati parte invece dal 1902 con l’avvertenza che avendo
trovato molti fogli volanti dai suoi predecessori, cercherà di compilare
un’anagrafe accurata di tutti i nati della Marina, cosa che successivamente
compirà Don Antonio Garcea.
Dal
1902 al 1915 i battezzati sono 406 anche se il registro è stato vidimato nel 1949 e si chiude con queste parole. “
VIDIMUS ET APPROBAVIMUT CUM LAUDE IN ACTU S. VISITATIONIS DIE 19/6/1949-
IOANNES FIORENTINUM Archiepiscopus CATHANZARII.
Il
Registro delle Cresime del 1908,
comprende 350 impartizioni
effettuate da Dom.no Pietro Di Maria Episcopo Cathacen nella chiesa di Sellia Marina.
Un
altro libro dei battezzati va dal 1923 al 1953 ed è stato ricopiato da Don Antonio Garcea ,
pur portando le firme di Don Belluso fino
al 1927.
I
Registri dei battezzati sono molteplici e vanno dal 1895 al 2006; tenendo
presente che fino al 1946 è ancora Don Belluso a
firmare mentre la controfirma è di Don Antonio Garcea e
che dal 2000 tutti gli atti sono firmati dall’attuale Parroco, Don Luigi Corapi.
Mi è
anche sembrato eccessivo il numero delle Cresime impartite dall’Arcivescovo
Fiorentini il 21 Maggio del 1932: 233 Cresime in un solo giorno mi sembrano eccessive a meno che
non abbia aggiunto nel suo registro anche quelle effettuate il 7 Giugno del
1942, a differenza di altri Registri dai
quali si ricava anno per anno il numero delle persone o delle Cerimonie
effettuate.
Ci si
potrebbe perdere in una elencazione infinita, ma penso che a nessuno interessi
se la prima a ricevere la Cresima nel 1932 sia stata Teresa Garcea o se
la Prima Comunione nel 1893 l’abbia ricevuta Giuseppina Amelio, né che il
Registro dei morti del 1973 inizia con il decesso di Torchia
Mariangela di anni 83.
E’
comunque interessante notare le variazioni che man mano vengono introdotte,
infatti, mentre i morti dal 1973 al 1987, che risultano essere 445, seguono la
numerazione anche negli anni successivi, dal 1988 si ricomincia con la
numerazione da uno per ciascun anno.
Infatti,
nel 1973 i morti sono 30, nel 1974- 23, nel 1975- 28 e così via. Tuttavia, per
facilitare la ricerca dei dati, forse anche ai soli fini di legge, all’inizio o
al termine di ogni Registro vi è una rubrica dei nomi in ordine alfabetico che
riporta il numero e la pagina nel quale il defunto è registrato.
Comunque,
dal 1992 in poi, il IV libro parte sempre ogni anno dal numero 1.
I primi battezzati del neonato
Comune di Sellia Marina in data 6 Gennaio 1956, sono stati tre: Anna Biamonte, Giovanna Esposito e Saverio Burgello.
SELLIA MARINA
Il
paese in cui vivo
È
un balcone dipinto di verde
Dove
il sole splende improvviso
All’alba,
quando il sole sorge.
E’
un balcone dove rovi tra spine
Si
alternano a oleandri giganti,
Dove
anche gli ulivi e gli aranci
Han
sapori che altrove non v’è.
E’ un paese che all’alba risuona
Di rumori, di voci, risate:
Sono
i bimbi che vanno alla scuola
Dalle
mamme orgogliose affidati.
E’ un paese che piange i suoi morti
Che
sorride ad ogni sua festa,
Che battezza i suoi figli e non scorda
La domenica andare alla Messa.
E’ un balcone di rose e gerani,
Gelsomini, sterlizie, magnolie,
È Sellia il paese in cui tanti
Han deciso lasciare le spoglie.
Sellia Marina, in occasione del
cinquantenario della fondazione del Comune , 7 Dicembre 2006 , Pubblicata in "Vorrei..."" da Aletti ditore 2010.
La
storia di Sellia Marina è tutta nei documenti che, con grande pazienza e
precisione, i curati e i parroci che nei vari periodi si sono occupati delle
anime di Sellia Marina, hanno permesso che
giungessero fino a noi.
Non
nascondo che è possibile compiere una indagine più accurata dei documenti,
risalendo, attraverso gli Archivi del Vescovado, ai nomi, e quindi alle date
precise in cui i vari sacerdoti hanno operato.
Questo
implicherebbe tutta un’altra ricerca che allo stato attuale non mi è possibile
svolgere poiché il tempo a disposizione è troppo poco,ma non
mi dispiacerebbe ricominciare da dove ho
iniziato, ma questa volta in modo molto più accurato.
Neppure
questo appena iniziato sarebbe stato
possibile se il nuovo Parroco, Don Luigi
Corapi e il
suo vice, Don Carlo Davoli, non mi avessero dato l’opportunità di accedere ai documenti dell’Archivio Parrocchiale, e al
povero e smunto album di fotografie di Don Antonio.
Quanto ho potuto documentare, mi è stato
fornito dalla parrocchia e da amici che hanno condiviso con me il piacere della
ricerca, accompagnandomi a visitare i luoghi che meglio rappresentano la nostra
comunità.
Così come devo ringraziare quanti mi hanno
permesso di rilevare allo scanner, le vecchie foto dei loro cari, di scattare
fotografie nelle loro case, a testimonianza di quanto resta ancora nel tempo,la cura
e l’amore per le cose antiche,oggi di
gran moda: vecchie cassapanche che contenevano il corredo delle spose, ma anche
vecchi attrezzi da lavoro oggi dimenticati o abbandonati perché le povere mani
hanno lavorato abbastanza e oggi non sono più in grado di tenere gli
strumenti troppo pesanti, altri macchinari sofisticati li hanno
sostituiti.
Mi
piace concludere con le parole di Francesco Grano tratte dal “ De Situ Calabriae”:
“…Infine, nessuna parte del mondo, né i Brattiani né
gli Indiani,potrebbero
gareggiare con te in lodi o in meriti, o nobile Calabria. Ed essa ha colli di
puro cielo aprichi per vegetazione, dolci declivi, campi fecondi di sementi,
tante varie selve, tante ombre di opachi
monti, tanti prosperi boschi di Bacco e campi di Pallade,
tanti vari porti conducono ogni giorno utilità di merci, tanti mantelli di
pecore, ed armenti e greggi….”
E in
merito alla popolazione, il Barrio così
scrive: “ I Calabresi, fuor d’invidia, sono naturalmente generosi e ospitali,
pieni di religione e pietà verso Dio e i celesti, tanto da non parere diversi
dagli Arcadi, che
si stanziarono in Calabria, e dagli Ateniesi che vi edificarono molte città, o
dedussero colonie, e dai Romani che vi portarono molte colonie latine, hanno
vita inoltre, ingegni fervidi, sia che vi cerchino capacità di governo dello
Stato, o arti liberali e diritto, sia valore e audacia.”
Questo
è il mio Omaggio a Sellia Marina che
dal 1983 è diventato il mio paese.
Un
paese che merita e che prepara io
spero, un futuro migliore ai Futuri
cittadini.
A loro io
dedico questa mia ricerca augurandomi di non aver annoiato
né offeso alcuno.
Caterina Tagliani Martorana
Sellia Marina, 3 Novembre 2006
Pubblicata sulla Rivista Santa Maria del Bosco il 21 Aprile 2018- Attualmente 1450 letture.
Pubblicata sulla Rivista Santa Maria del Bosco il 21 Aprile 2018- Attualmente 1450 letture.
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